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Osservazioni nei raggi X

Dopo la scoperta dell'emissione X da parte di HH $154$ nel 2001 osservata con il satellite XMM/Newton, la successiva osservazione dello stesso oggetto con Chandra, la cui risoluzione spaziale è superiore a quella di XMM/Newton, ha permesso di identificare con precisione la posizione della sorgente X all'interno del getto. Inizialmente attribuita erroneamente al nodo D, identificata come working surface terminale, dall'analisi dei dati Chandra si è compreso che, invece, l'emissione X proviene da una regione più vicina alla base del getto (a circa $1''$ dalla posizione di IRS $5$). Questa posizione coincide con i nodi $F$ ed $F_{2}$ di Fig. 30, che presentano i più alti valori di velocità osservati nei nodi all'interno del getto, cioè fino a $430$ km/s, che con un'inclinazione di circa $45$ gradi, indicano velocità intrinseche di $\sim500$ km/s. Tale valore è in perfetto accordo con quanto previsto dal nostro modello numerico di interazione getto - ambiente.

Sulla base del nostro modello, è stata richiesta un'osservazione Chandra di HH $154$ per verificare le predizioni riguardanti il moto proprio, la stabilità e l'eventuale variabilità della regione di emissione X. La proposta di osservazione è stata accettata ed i risultati sono stati presentati in Favata et al. (2006). L'osservazione mostra una complessa variazione morfologica dell'emissione X rispetto ai dati del 2001. Sono presenti due componenti: una più forte e puntiforme che non presenta moto proprio misurabile, ed una più debole che si espande di circa 300 AU nei 4 anni di base temporale tra le due osservazioni. Tale espansione corrisponde ad una velocità di circa 500 km/s, valore in ottimo accordo con la velocità dello shock ricavata dal nostro modello teorico. La complessa morfologia osservata suggerisce lo scenario di un getto che si propaga con velocità variabile in un mezzo ambiente non omogeneo.

Spinti dalle nuove osservazioni, abbiamo iniziato l'analisi teoriche di un modello di getto pulsato e interagente con disomogeneità all'interno dell'ambiente in cui si propaga, condizioni che possono dar luogo a fenomeni di autointerazione all'interno del getto stesso e spiegare la struttura a nodi del getto.


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Flavio Morale 2006-10-31