OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA
Report Annuale
Nel corso del 1998-1999 è stato approfondito lo studio della regione di interazione fra lo shock primario
del resto di supernova della Vela e le disomogeneità del mezzo interstellare. In particolare è stato
sviluppato uno schema di confronto fra le caratteristiche osservative e le previsione dei modelli di shock radiativo,
che ha portato alla derivazione accurata della densità, velocità e campo magnetico nella regione
di interazione ed al conseguimento di un quadro consistente sulla conformazione delle disomogeneità e la
direzione di propagazione dello shock che le attraversa.
Linea |
PD4 |
PE4 |
Modello 2 (peak) |
Modello Na |
[O III] |
1900 |
1000-1500 |
5500 |
640 |
[O II] |
300 |
600-800 |
2000 |
710 |
[N II] |
150 |
150b |
250 |
170 |
[S II] |
140 |
190b |
200 |
100 |
[O I] |
20-40b |
50 |
90 |
10 |
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b - Picco non evidente
Il valore di picco dei profili è facilmente ricavata sia nelle osservazioni che nei profili sitetizzati. I valori attesi e misurati sono riassunti in tabella 1. I valori dei rapporti [N II]/H, [S II]/H e [O I]/H sono entro un fattore 2 dai valori di picco predetti, e quindi in ragionevole accordo con il modello. D'altro canto, i valori di picco osservati del rapporto [O III]/H sono un fattore 3-4 più bassi dei valori attesi, ed il rapporto [O II]/H è un fattore 3 più basso delle predizioni del modello. Il caso dell'[O III] può essere spiegato considerando che, secondo il modello in figura 31, il picco del rapporto cade in una regione dove la densità di potenza della riga dell'[O III] è un fattore 5 sotto il suo valore massimo, e che la densità di potenza dell'H è un fattore 100 più bassa del suo valore massimo. Quindi, il contributo al flusso totale del filamento che proviene da questa regione è trascurabile. In altre parole, l'emissione osservata del filamento proviene dalle regioni di post-shock dove l'emissività delle righe è massima (cioè a cm dal fronte dell'onda d'urto); in queste regioni brillanti, il modello predice delle variazione del rapporto [O III]/H da 5000 a circa 1, cioè un range che include il valore osservato. Il valore effettivamente osservato dipende chiaramente dalla soglia di sensibilità per la misurazione del flusso in ogni riga, chè difficile da stimare, perchè dipende da molte caratteristiche strumentali (CCD ed efficienza del grism in funzione della lunghezza d'onda, tempo di esposizione, larghezza della fenditura). Inoltre, per poter trasformare la soglia in flusso in una soglia sulla densità di potenza emessa in ogni riga (quest'ultima è la quantità rappresentata in figura 31), è necessario sapere la misura di emissione del filamento che a sua volta dipende dalla (sconosciuta) estensione di quest'utlimo lungo la linea di vista. In conclusione, il fatto che noi non osserviamo [O III]/H suggerisce che la nostra sensibilità non è sufficiente per osservare le regioni vicine al fronte d'onda dove [O III]/H è ma l'emissività delle righe è bassa. Il caso dell'[O II]/H può essere spiegato nello stesso modo.
Se però la velocità di shock non è esattamente perpendicolare alla linea di vista, i valori dei rapporti di riga potrebbero essere diversi da quelli predetti dal modello di figura 31. Per questo motivo, nella tabella 1 abbiamo anche riportato i valori predetti dal Modello N di Raymond (1979), che ha delle caratteristiche simile al modello da noi impiegato, ma riporta dei valori calcolati integrando lungo tutta la regione di post-shock, una situazione che corrisponde ad un filamento visto frontalmente. In questo caso, il flusso predetto di [O II], [N II], [O III] e [S II] è entro un fattore 2 dalle osservazioni nel caso della fenditura PE4, mentre i valori di [O I] in PE4 e di [O II], [O II] and [O I] in PD4 sono più discrepanti. Questo indica che anche il modello "frontale" non può spiegare tutti i dati.
Il confronto fra la larghezza del filamento nelle varie righe in emissione conferma che la direzione di propagazione non è perpendicolare alla linea di vista. Infatti, la larghezza della regione che emette nelle righe [S II] e [N II] predetta dal modello, misurata ad 1/10 del valore di picco del profilo della densità di potenza in figura 31 è cm, cioè 1-2 bin spaziali ( cm =0.004 pc ad una distanza di 250 pc), e la regione che emette [O III] ha una larghezza simile. Al contrario, le osservazioni mostrano che i filamenti H e [O III] sono rispettivamente larghi 3 e 5 bin FWHM nella fenditura PD4, e 10 e 5 bin, rispettivamente, nella fenditura PE4, mentre la larghezza ad 1/10 del massimo e fra 15 e 20 bin in entrambe le fenditure. Se, appunto, la direzione di propagazione non è sul piano del cielo, allora ci aspettiamo che le larghezze osservate siano maggiori di quelle predette, in quando i filamenti hanno una forma a foglio sottile ed il plasma è otticamente sottile.
L'ultima quantità osservata che abbiamo preso in considerazione, e cioè la separazione fra l'emissione
dei filamenti nella riga dell'[O III] ed in quella del gruppo LIS (figura 29 e 30)
è risultata determinante per la formulazione della spiegazione basata sul gradiente di densità nel
mezzo interstellare investito dall'onda d'urto (figura 32). Infatti, se consideriamo i
profili dei flussi assoluti, la separazione fra il picco dell'[O III] ed il picco dell'[N II] o dell'[S II] predetto
dal modello è cm =0.003 pc, e dunque spatial bins; in PE4, dove i picchi sono più
evidenti, la separazione è di 5 bin nei profili di flussi normalizzati e di 2-3 bin nei profili di densità
di potenza. Le osservazioni quindi mostrano una regione di post-shock molto più estesa di quanto predetto
dai modelli, che, ricordiamo, assumono che la propagazione avvenga perpendicolarmente alla linea di vista. Gli
effetti di proiezione non spiegano questo "allargamento" perche, al contrario, tenderebbero a ridurre
la separazione osservata rispetto a quella prevista dal modello. Per spiegare questa discrepanza fra modello ed
osservazioni, dobbiamo assumere che lo shock si stia propagando in un mezzo che ha una densità crescente
verso la direzione di propagazione. In questo caso, la separazione fra [O III] e le altre righe in emissione è
spiegato assumendo che la disposizione del fronte d'onda e delle disomogeneità rispetto alla linea di vista
dell'osservatore è quella mostrata in figura 32, in cui è rappresentato un
fronte d'onda che avanza verso zone a densità crescente e le raggiunge in istanti diversi (A, B e C), interagendo
nei punti 1, 2, 3 e 4. Per piccoli valori di , l'angolo fra la direzione di propagazione (vs) e la linea di vista, l'osservatore
O vede la regione postshock c, definita dalla separazione fra la regione di emissione dell' [O III], intesa
come emissione proveniente da una regione quasi coincidente con lo shock, e quella dell' H, intesa come emissione proveniente da una regione in cui
il plasma ha avuto il tempo di raffreddarsi (e perciò lontana dallo shock) espansa fino a diventare i.
Per un angolo compreso fra 20 e 30 gradi, la separazione osservata diventa compatibile con quella attesa.