OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

Rapporto Annuale


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Brillamenti solari: diagnostica del decadimento

I brillamenti X solari mostrano un rapido aumento di luminosità di zone ristrette della corona solare, seguito da una più lenta e graduale diminuzione.
 
 

Figure 46: Arco coronale durante un brillamento osservato da Yohkoh/SXT nella banda del filtro del Be 119$\mu$m, confrontato con le dimensioni previste dall'analisi della fase del decadimento. In basso, le predizioni (minimo e massimo) fornite dall'analisi del decadimento in termini di proiezione lineare sulla superficie del sole. Come si vede le predizioni sono in buon accordo con le dimensioni delle strutture osservate. 
\begin{figure}\centerline{\psfig{figure=SOLE/flare_dec.ps,width=10.5cm}}\end{figure}
Il nostro gruppo ha studiato le leggi di decadimento dei brillamenti, sia di quelli solari, sia di quelli stellari, appurando che il tempo caratteristico di decadimento di un arco coronale in brillamento è proporzionale alla sua lunghezza; pertanto, si può stimare la lunghezza dell'arco coronale, sede di un brillamento, dall'analisi della fase di decadimento, anche in assenza di immagini dell'arco. Il risultato è molto importante per lo studio di brillamenti non risolti spazialmente, cioè quelli su stelle (cf. sezione 2.1.6), ma anche brillamenti solari osservati con strumenti senza risoluzione spaziale, ad es. GOES.

Altro aspetto importante da noi studiato è l'effetto del riscaldamento durante il decadimento, che, allungandone la durata, porterebbe ad una sovrastima della lunghezza, se non tenuto nel debito conto. Grazie ad una serie di simulazioni idrodinamiche con il codice di Palermo-Harvard abbiamo ricavato una relazione fra il tempo di decadimento e il rapporto della densità e della temperatura medie del plasma durante il decadimento: è proprio questo rapporto ad essere sensibile al riscaldamento e a fornire quindi la diagnostica addizionale per determinare la lunghezza dell'arco. Questa relazione ci ha così permesso di ricavare una formula della lunghezza dell'arco in funzione del tempo di decadimento e del rapporto tra densità e temperatura, quantità stimabili dalle osservazioni.

Sono state effettuate quindi verifiche su brillamenti solari osservati da Yohkoh/SXT, che permette di risolvere gli archi coronali e, quindi, di misurarne la lunghezza direttamente.

I risultati ottenuti su alcune decine di brillamenti hanno mostrato un buon accordo tra le predizioni del metodo e le lunghezze misurate, dimostrando perciò la validità del modello e del metodo e la loro autoconsistenza. La Figura 46 mostra un arco durante un brillamento osservato da Yohkoh/SXT, insieme ai risultati del nostro metodo.

I buoni risultati ottenuti sui test solari ci rendono confidenti sull'applicazione del metodo di analisi ad altri brillamenti solari, osservati con strumenti senza risoluzione angolare (p.es. la serie GOES, Yohkoh/BCS), ma soprattutto a brillamenti stellari (sez. 2.1.6).

Durante la seconda metà del 1996, l'attività solare è stata dominata da una sola regione attiva identificata come NOAA 7978. Il complesso magnetico ha fornito una buona opportunità per diversi studi, principalmente perchè l'assenza di altre regioni attive rende più semplice l'analisi dei dati ed, in particolare, l'interpretazione dell'emissione integrata del disco solare. Uno degli studi in programma è l'analisi dell'intera serie di brillamenti avvenuti in questa regione attiva. Infatti questi rappresentano un campione omogeneo di brillamenti che si presta a uno studio statistico delle proprietà dei brillamenti, ma anche di come queste proprietà evolvono nel corso della vita della regione attiva e come siano legate all'evoluzione della regione su grande scala (si veda sezione sull'evoluzione della regione attiva).

Durante l'evoluzione della regione attiva NOAA 7978, i satelliti GOES-8 e GOES-9 hanno rivelato 171 brillamenti, molti dei quali immediatamente dopo la sua formazione. Uno dei progetti in corso è quello di studiarne tutti i diagrammi temperatura-misura di emissione e di applicare il metodo di analisi del decadimento per caratterizzare le strutture coronali coinvolte (lunghezza dell'arco e stima del tasso di riscaldamento volumetrico del plasma).



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