INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

L'Astronomia in Sicilia prima del 1790

Carta della Sicilia al tempo della fondazione dell'Osservatorio di Palermo (1790)
(G. M. Cassini, L'isola di Sicilia divisa nelle sue valli, Roma, presso la Calcografia Camerale, 1790 in Nuovo Atlante Geografico delineato sulle ultime osservazioni, Roma)


Qualunque discorso sull'astronomia in Sicilia non puo' prescindere dalla considerazione di un fatto essenziale: e' solo nel 1790, con la creazione dell'Osservatorio Astronomico di Palermo, che fu il primo Osservatorio propriamente detto a sorgere nel meridione d'Italia, che l'astronomia entra in una fase che chiameremo "istituzionale", cioè trova finalmente le sedi adatte ad una pratica non tanto e solo "efficiente" nei risultati, quanto soprattutto continuativa.

Certamente prima del 1790 vi furono nel meridione d'Italia, ed in particolare in Sicilia, scienziati che nel campo dell'astronomia riuscirono ad ottenere risultati in qualche caso brillantissimi, ma essi appaiono, per usare una metafora di Giuseppe Piazzi, come lampi in una notte buia, nel senso che i risultati da loro ottenuti rimasero interamente sterili e morirono con le persone che li avevano ottenuti. Non si riuscì cioè mai ad innescare quella pratica diffusa che consente di asserire che in un determinato luogo, in un certo periodo "si fa astronomia". In Sicilia, come in tutto il meridione d'Italia, fino all'inizio del XIX secolo, sostanzialmente "non si fa astronomia".

Una delle cause principali che determinarono questo stato di fatto va individuata nella mancanza di istituzioni adeguate, capaci di dare supporto e continuità alle intelligenze che pure ci furono. Da questo punto di vista la creazione di un Osservatorio astronomico, dotato di strumenti magnifici e dove per giunta si cominciò subito a produrre scienza ad alto livello fu un evento importantissimo. Certo fu anche un evento quanto meno singolare: la stessa Napoli, capitale del Regno, non aveva un Osservatorio astronomico, che otterrà solo nel 1820 e solo grazie all'energia ed efficienza di Giuseppe Piazzi; ma neanche Catania, che pur aveva un'Università di ben più antiche tradizioni, era riuscita ad ottenere, nonostante le continue pressanti richieste, la creazione di un Osservatorio. Esula dallo scopo di questo scritto una disamina dettagliata dei fatti che concorsero a creare la singolarità di Palermo che qui possiamo solo brevissimamente sintetizzare:

 

- L'espulsione nel 1767 dei Gesuiti. Ciò comportò l'immediato collasso del sistema di istruzione, la necessità per il governo Borbonico di gestire in proprio l'istruzione pubblica, e la creazione, nel 1779, dell'Accademia de' Regj Studi che diverrà, nel 1805, Università degli Studi di Palermo.
- La nomina, nel periodo cruciale in cui cominciava a delinearsi un sistema di istruzione pubblica in Sicilia, di due Viceré "illuminati", Domenico Caracciolo (1781-1794) e Francesco D'Aquino Principe di Caramanico (1786-1794).
- Il coagulare attorno ai due Viceré di un piccolo ma influente (per posizione sociale) gruppo di intellettuali riformisti a capo della Deputazione de' Regj Studi.
- La presenza a Palermo di Giuseppe Piazzi, matematico di modesta fama, che all'età di quarant'anni inizia una brillante carriera come astronomo.

Sono questi gli ingredienti essenziali di un cocktail riuscitissimo, che proietterà istantaneamente, ma per non più di trent'anni, l'Astronomia siciliana a livello europeo.
Tuttavia l'Osservatorio nasceva su basi fragilissime: alle sue spalle il vuoto del XVIII secolo, intorno a sé l'indifferenza, che in qualche caso raggiunse l'ostilità. Piazzi era profondamente cosciente di questa fragilità. A più di dieci anni dalla fondazione dell'Osservatorio, in risposta alla proposta fattagli pervenire da Barnaba Oriani, da parte del governo napoleonico, di andare a dirigere la specola di Bologna, così rispose:

 

[ ....] sento tutti i vantaggi dell'onorifica carica che mi proponete, e vedo in essi quanto sia grande la vostra amicizia per me; ma e per dovere e per gratitudine vi debbo rinunciare. Questa Specola è opera mia; essa non è perfezionata ancora. Aspetto da Londra un settore equatoriale e da Parigi un cerchio. Se io l'abbandono, tutto è perduto, e forse perduta per sempre (non avendo essa gettate quì ancora profonde radici) l'astronomia in Sicilia...


Di fatto, già nel 1824, due anni prima della scomparsa di Piazzi, risultava chiaro alla comunità internazionale che il successo dell'Osservatorio era strettamente legato alla sua persona. L'astronomo Franz Xaver von Zach (1754-1832), per lunghi anni amico e corrispondente di Piazzi, in una delle sue ultime lettere così gli scriveva:

 

[ ....] dans toute l'Europe (Greenwich compté à part) je ne connaissais que trois observatoires vraiment utiles, celui de Palerme, de Könisberg et de Dorpat, ou pour mieux dire, de Piazzi, de Bessel et de Struve. Mais Helas Monsieur! Sic transit gloria! Avec vous la gloire de l'observatoire de Palerme s'est retirée. J'ai esperé dans un tems qu'elle a traversée la mer, et qu'elle a passée dans l'observatoire de Miradois Vain espoir! Avec vous, mon trés-révèrend et mon trés-venerable Pere ont disparues la gloire, l'éclat, la splendeur d'Urania Ferdinandea!
N'avez vous donc pas pu léguer la cent-millionieme partie de votre amour, de votre ardeur, de votre zéle, de votre persévérance, de votre talent, de votre esprit, à vos élèves, à vos disciples, à vos successeurs? Il parait que non! Il semble que l'Urania sicula est en deuil, qu'elle ne s'occupe qu'à pleurer votre perte. L'Urania Parthenopeïa, votre fille adoptive, est une fille trop sage. elle ne fait jamais parler d'elle!!!


Per quanto tristi le parole di Zach furono profetiche: alla morte di Piazzi nel 1826, la ricerca astronomica a Palermo conobbe un immediato calo di qualità.

Rimaneva tuttavia un fatto di fondamentale importanza: l'Osservatorio come istituzione. Ciò permise, a partire dagli anni '50 del XIX secolo, sotto la direzione di Domenico Ragona, che riuscirà a rinnovare la dotazione strumentale dell'Osservatorio con l'acquisto dell'equatoriale di Merz da 25 cm e di un cerchio meridiano di Pistor & Martins da 13 cm e, successivamente, sotto quella di Gaetano Cacciatore, una vigorosa ripresa degli studi. A questa ripresa contribuì in maniera determinante Pietro Tacchini (1838-1905), Astronomo Aggiunto a Palermo dal 1863 al 1879. L'importanza del periodo palermitano di Tacchini, ben sedici anni di osservazioni ed un paio di centinaia di pubblicazioni fondamentali per la nascita dell'Astrofisica, è ben nota. La raccolta di dati pubblicati sulle "Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani", la prima rivista scientifica specificatamente dedicata all'astrofisica, da lui fondata nel 1871 in collaborazione con Angelo Secchi S.J, e di cui fu attivissimo direttore per tutta la vita , contribuì non poco allo sviluppo della nascente "astronomia fisica". Al suo impulso si deve inoltre la nascita dell'Osservatorio Astrofisico Catanese, ed in pratica, il definitivo consolidarsi di una tradizione astronomica in Sicilia