INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA
La fondazione della Specola e Giuseppe Piazzi
Ora che ho finalmente ottenuta la licenza di ritornare in Sicilia, sono alquanto piu' tranquillo.[...] Mi e' convenuto di promettere, che in aprile al piu' tardi ripassero' in questa. Questa promessa pesa moltissimo al mio cuore, che e' tutto Siciliano, e malgrado i commodi e vantaggi che qui posso avere, e de' quali non posso lusingarmi in Palermo, preferisce quel soggiorno a questo.
Con queste parole Giuseppe Piazzi (1746-1826) esprimeva all'astronomo milanese Barnaba Oriani (1752-1832), suo carissimo amico ed intimo confidente,
tutto il rammarico alla prospettiva di dover nuovamente lasciare Palermo e la "sua" Specola per trasferirsi
ancora una volta a Napoli dove era stato chiamato nel gennaio dello stesso anno dal Re Ferdinando con l'incarico
di portare a compimento l'Osservatorio di Napoli, un progetto che, nei precedenti vent'anni, aveva consumato ingentissime
somme senza alcun risultato.
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Durante i quarantacinque anni della sua permanenza in Sicilia, Piazzi divenne un astronomo
di fama internazionale, conoscendo cosi' gloria ed onori, ma si lego' anche profondamente a questa terra tanto
lontana e diversa dalla nativa Valtellina che aveva lasciato giovanissimo, a soli undici anni, e dove fara' ritorno
brevemente per l'ultima volta nell'estate del 1789. Con la sua terra e la sua famiglia mantenne tuttavia stretti
legami, di cui si trovano ampie tracce nella corrispondenza con l'amico Oriani. Il suo nome e' rimasto nella Storia dell'Astronomia indissolubilmente legato a Cerere, il "pianeta" la cui esistenza
era stata a lungo sospettata tra le orbite di Marte e Giove e che fu da lui scoperto il 1° gennaio 1801, ed
ai due monumentali cataloghi di stelle, pubblicati rispettivamente nel 1803 e nel 1814, che gli valsero, entrambi,
il premio annuale dell'Académie des Sciences di Parigi per il miglior lavoro di astronomia pubblicato per
quegli anni nonche' il plauso e la stima della comunita' astronomica internazionale.
Questi eclatanti successi non sono che i risultati piu' noti di una notevole produzione scientifica, che appare
tanto piu' straordinaria se si riflette a quali ne erano state le premesse. |
[...]esaminero' da principio quelli Osservatorj tutti di Parigi, che non sono pochi, osservero' io stesso, prendero' cognizione degli Antichi, ed infine assistero' all'assemblee della Accademia delle Scienze, ove siffatte materie vengono trattate. Dopo tutto ciò unitamente a M.r de Lalande e M.r de Condorcet, e Cassini, si trattera' di quanto sara' necessario per istabilire codest'Osservatorio che certamente potra' essere uno de' migliori.
Questo brano, che costituisce il programma scientifico di Piazzi per i due anni che trascorrera'
all'estero, e' particolarmente illuminante. Infatti un programma così limpido,
così ben mirato, non puo' essere stato concepito che da un vero uomo di scienza. Se in esso troviamo, da
un lato, un'ulteriore conferma della sua scarsa dimestichezza con l'astronomia, che egli non aveva probabilmente
mai praticato neanche a livello di dilettante, riceviamo, d'altro lato, la sensazione di trovarci di fronte ad
uno scienziato gia' maturo, in grado di colmare rapidamente le lacune di base per immettersi nel vivo delle problematiche
attuali; cio' gli avrebbe consentito, una volta individuata l'area di ricerca piu' congeniale a lui, ma anche alle
circostanze in cui avrebbe dovuto in seguito operare, di decidere, confortato dall'opinione dei massimi astronomi
dell'epoca, quanto sara' necessario per istabilire codest'Osservatorio. Nonostante il manoscritto del suo
diario intitolato Viaggi in Italia in Francia ed in Inghilterra negli anni 1787-90 sia oggi introvabile
ed e' forse irrimediabilmente perduto, e' possibile,
attraverso numerose testimonianze dell'epoca, ricostruire abbastanza in dettaglio i sei mesi che egli trascorse
a Parigi ed il successivo periodo londinese. Certo si tratto' di un periodo particolarmente intenso durante il
quale furono poste le basi di tutto il lavoro successivo. E' infatti al periodo di Parigi e soprattutto alla interazione
fra Piazzi ed il gia' famoso Jérôme de Lalande (1732-1807) che risale la sua scelta di dedicarsi all'astronomia
di precisione, campo nel quale diede, come già detto, contributi notevoli.
Conseguentemente al suo programma, Piazzi, dopo soli quattro giorni dal suo arrivo a Parigi ha gia' visitato l'Osservatorio
di Charles Messier (1730-1817) all'Hôtel de Cluny, ed ha ivi assistito alle discussioni sulle recenti scoperte
di William Herschel (1738-1822). Subito dopo, nella bottega del famoso costruttore di strumenti Etienne Lenoir
(1744-1827), incontrera' J. P. Delambre (1749-1822) che ricordera' in seguito con piacere di essere stato dopo
Messier il suo piu' vecchio amico e, poco dopo, Lalande, con cui lavorera' intensamente. Ben presto tuttavia
egli si persuase che, cosa d'altronde anche all'epoca largamente riconosciuta, i migliori strumenti, quelli che
lui voleva per l'Osservatorio di Palermo, potevano ottenersi solo in Inghilterra. Ed e' così che il 16 settembre 1787 Piazzi lascia Parigi per giungere a Londra alla fine dello stesso mese.
In Inghilterra Piazzi fu accolto a Greenwich dall'astronomo Reale Nevil Maskelyne (1732-1811). L'Osservatorio di
Greenwich era dotato di un corredo di strumenti eccezionale per qualita' e quantita', strumenti che Piazzi poté liberamente usare, apprezzandone la bonta', ma anche valutandone criticamente i difetti. L'esperienza fatta a Parigi
e le osservazioni eseguite a Greenwich al grande quadrante di Bird lo convinsero definitivamente che, se si voleva
raggiungere una precisione superiore al secondo di arco, era indispensabile uno strumento di tipo nuovo: uno strumento
cioe' dotato di una scala circolare che consentisse una "compensazione" negli errori di lettura.
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L'idea non era certo nuova, tuttavia le enormi difficolta' tecniche connesse con la esecuzione
di scale circolari di grande diametro avevano fatto preferire, durante tutto il XVIII secolo, la costruzione dei
grandi quadranti astronomici. Jesse Ramsden (1735-1800), indubbiamente il piu' geniale costruttore di strumenti del suo secolo, nel 1787 aveva già iniziato la costruzione di un grande Cerchio altazimutale del diametro di 8 piedi per la Specola Caetani del Duca di Sermoneta, ma aveva abbandonato l'impresa probabilmente scoraggiato dalle difficolta' incontrate. Piazzi invece non si lascio' scoraggiare, ne' dalla difficolta' dell'impresa, ne' dal carattere di Ramsden che era, per dirla con le sue stesse parole, singolare ed unico non meno nella perfezione degli stromenti, ed onesta' di prezzi, che nella mancanza di fede con chi che sia. |
Stimolandolo senza posa riuscì ad ottenere, nel brevissimo lasso di un anno e mezzo, uno strumento unico, la notizia della cui realizzazione si sparse immediatamente per tutta Europa, destando curiosita', meraviglia, ed anche una certa invidia.
Ma lasciamo parlare lo stesso Piazzi:
Eccellenze[...] il cerchio, o piu' propriamente stromento verticale ed azzimutale e' un capo d'opera, abbraccia quanto di meglio possa farsi ed immaginarsi in Ottica in Meccanica in Astronomia: le piu' colte persone di Londra ne hanno fatta la meraviglia, ed il Dottor Maskelyne, ed il Gen. Roy non hanno potuto non confessare che niente e' stato fatto mai che possa uguagliarlo. Si stima generalmente di 1000 lire sterline, e più d'uno si riputerebbe fortunato di poter farne l'acquisto ad un tal prezzo..
Ripartito da Londra il 17 agosto 1789, Piazzi si reco' prima a Parigi dove, su invito dell'Académie des
Sciences illustro' le caratteristiche del nuovo strumento, e subito dopo a Milano, per visitare la Specola di Brera,
ed a Ponte di Valtellina per rivedere i suoi familiari.
Rientrato a Palermo sul finire dello stesso anno, inizio' subito con l'amico Giuseppe Venanzio
Marvuglia la ricerca di un luogo adatto per erigere l'Osservatorio. Stabilito che il sito piu' opportuno per solidita'
ed elevazione, ma soprattutto per la possibilità che offriva di portare a termine i lavori in un tempo relativamente
breve, era la torre di S. Ninfa del Palazzo Reale, egli ottenne dal Re, tramite i buoni uffici del Vicere' Principe
di Caramanico, la relativa autorizzazione, in data 1° luglio 1790. La pianta dell'Osservatorio era ridotta
all'essenziale: comprendeva due sale, una per il Cerchio ed una per lo Strumento dei Passaggi, collegate da una
galleria per gli strumenti mobili. Unica concessione al lusso fu un piccolo tempio circolare in marmo che circonda
il Cerchio di Ramsden quasi certamente eseguito su disegno di Venanzio Marvuglia. |
Questo mirare all'essenziale fu certamente una caratteristica della personalità di Piazzi. Quando nel 1817 dovette prendere in mano la costruzione della Specola di Capodimonte, egli cerco' subito
di razionalizzarne e semplificarne la pianta, eliminando per quanto possibile bugne, imposte, triglifi, cornicioni
e travertini.
Pur non essendo questa la sede per analizzare la molteplice produzione scientifica di Piazzi, e' opportuno tuttavia tracciarne un sommario bilancio. Il suo programma scientifico fondamentale era centrato sulla
compilazione di un grande catalogo di stelle fondato su osservazioni "certe" in quanto ripetute diverse
volte ed in giorni diversi. Da tale programma nacquero, tra le altre, le sue belle ricerche sui moti propri delle
stelle fisse e sulla loro parallasse. In particolare, per quel che riguarda il problema della determinazione della
parallasse, Piazzi riuscì, con notevole anticipo rispetto al noto lavoro di Friedrich Wilhelm Bessel (1784-1846),
ad individuare ed indicare alla comunità astronomica l'oggetto giusto su cui concentrare le ricerche, cioe' 61 Cygni. Questa stellina, animata da un moto proprio eccezionalmente elevato che le merito' il
soprannome di stella volante, sara' la stella di cui, dopo tre secoli di tentativi infruttuosi, il già ricordato Bessel, con un magnifico eliometro di Fraunhofer di 16 cm di apertura, riuscira' per la prima volta,
nel 1838, a misurare la parallasse e quindi la distanza.
La scoperta di Cerere fu, se vogliamo, un sottoprodotto del lavoro per la compilazione del catalogo, e tuttavia
non fu certamente una scoperta dovuta a fortuna, come qualche volta e' stato asserito.
Fu piuttosto il risultato di un programma di lavoro veramente "moderno". L'importanza di questa scoperta,
come stimolo alle ricerche teoriche di Gauss e Laplace, e' poi ben nota per essere
qui raccontata.
Il lavoro astronomico di Piazzi ebbe tuttavia due limiti invalicabili: da un canto l'eta' avanzata, che non gli
consentì di osservare personalmente che per un numero limitato di anni e, d'altro canto, gli strumenti di
cui disponeva che, se rappresentarono l'apice della tecnologia europea alla fine del XVIII secolo, vennero ben
presto superati dai prodotti della nascente tecnologia tedesca.
Piazzi, divenuto famosissimo in vita, riuscì a pubblicare praticamente tutte le sue ricerche con un'unica
vistosa lacuna: infatti non riuscira' mai a pubblicare la sua Storia Celeste, cioe' il "corpus" delle sue osservazioni originali, che saranno pubblicate postume a partire dal 1849 dal direttore
dell'Osservatorio di Vienna Karl L. von Littrow (1811-1877) negli Annali di quell'Osservatorio. Riuscì invece
a portare a compimento il secondo Osservatorio del Regno delle Due Sicilie, quello di Capodimonte, ma purtroppo
non riuscì in quello che sarebbe stato il suo piu' importante e duraturo successo e cioe' a formare una "scuola". Dei suoi allievi, Diego Muzio, Francesco Rapisarda, Aloisio Martina, Giuseppe
Pilati, Giuseppe Valguarnera, Francesco Buongiardina, Niccolò Cacciatore, solo l'ultimo perseguira' la carriera astronomica succedendo a Piazzi nella direzione dell'Osservatorio.