INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

Dagli anni Trenta agli anni Settanta

Dal 1931 al 1976 si successero alla direzione dell'Osservatorio Corradino Mineo(1875-1960), ordinario di Geodesia presso l'Università di Palermo ed incaricato della direzione dal 1931 al 1936 prima e dal 1939 al 1949 poi, Francesco Zagar (1900-1976), straordinario di Astronomia, dal 1937 al 1939, Luciano Chiara (1910-1969), libero docente ed incaricato di Astronomia, dal 1949 al 1969, Salvatore Leone (1917- 1981) libero docente ed incaricato di Astronomia, dal 1969 al 1976.

Come lucidamente scriveva nel 1935 Corradino Mineo a conclusione della sua relazione sullo stato dell'Osservatorio:

 

Lasciamo stare il programma massimo dell'erezione d'un nuovo Osservatorio astronomico in sede più adatta e chiediamoci soltanto se, con gli strumenti di cui è dotato e nella sua sede odierna, l'Osservatorio possa efficacemente proseguire soprattutto nell'antico indirizzo dell'astronomia di posizione[...]. A questo scopo sono necessari provvedimenti di carattere impellente.

[...]2° L'unico assistente addetto all'Osservatorio dovrebbe avere condizioni assai migliori, che gli permettessero di arrivare almeno a quel grado, che negli Osservatori regi corrisponde all'astronomo aggiunto. Senza di questo, nessuno vorrà darsi all'astronomia, che richiede particolari sacrifizi e una preparazione specifica non utile ad altri fini. Si avranno, tutt'al più, come si è visto, assistenti di passaggio, che lasceranno l'Osservatorio alla prima occasione o, al massimo, allo spirare del famoso quinquennio.

3° la dotazione annua deve essere notevolmente aumentata.

Se non si provvede a queste impellenti necessità, l'Osservatorio astronomico di Palermo non potrà adempiere altro ufficio se non quello di museo storico-didattico annesso alla cattedra d'Astronomia.


Inutile dire che nessun provvedimento fu preso: Francesco Zagar, l'unico ordinario di Astronomia che abbia diretto l'Osservatorio in questi 45 anni, e che forse avrebbe potuto far qualcosa essendo ben inserito nella comunità astronomica nazionale, fu ben felice di lasciare la direzione dopo appena un biennio per andare ad assumere la direzione dell'altrettanto infelice ma meno decentrato Osservatorio di Bologna, direzione resasi vacante a seguito della destituzione di Guido Horn D'Arturo (1879-1967) a causa delle ben note leggi razziali.

Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale la situazione, se possibile, si aggravò ulteriormente.

Nel 1952, in occasione della VIII riunione dell'Assemblea generale dell'Unione Astronomica Internazionale tenutasi a Roma dal 4 al 13 settembre, si tenne presso il CNR una riunione cui parteciparono il direttore dell'Osservatorio Luciano Chiara, Beniamino Gulotta, straordinario di Geodesia all'Università di Palermo, Giorgio Abetti, direttore dell'Osservatorio di Arcetri, Salvatore Leone, assistente presso l'Osservatorio di Palermo, Otto Heckmann, direttore dell'Osservatorio di Amburgo e Hans Kienle, direttore dell'Osservatorio di Heidelberg.

Scopo della riunione era quello di discutere il problema, già da tempo ventilato, della collaborazione dell'Astronomia italiana con quella tedesca sul suolo italiano. Dopo ampia discussione si concordò il seguente protocollo di intesa:

 

1) [...]l'Osservatorio di Amburgo mette a disposizione a titolo di prestito e per una durata da determinarsi convenzionalmente, una o più montature per telescopio insieme agli adeguati istrumenti moderni.

2) Da parte siciliana sono da procurare, per quanto necessario, nuove costruzioni fisse, che però all'inizio saranno da mantenere entro limiti modesti.

3) Gli astronomi dell'Osservatorio di Palermo e quelli dell'Osservatorio di Amburgo si divideranno il tempo di osservazione all'incirca nel rapporto 1:1..


Il protocollo, redatto in tedesco ed in italiano e firmato da tutti i partecipanti, doveva servire a dare la possibilità alle due parti di avviare i contatti con le autorità competenti allo scopo di sondare la effettiva possibilità di realizzare il progetto concordato.

Nel corso dell'anno successivo (1953) altri tre Osservatori, e precisamente quelli di Bologna, Teramo e Catania si "aggregarono" al progetto "Palermo-Amburgo" nella speranza di potere anche loro risolvere i problemi, analoghi a quelli dell'Osservatorio di Palermo, in cui si dibattevano.

L'accordo raggiunto dai quattro Osservatori italiani ed inviato all'ufficio del Piano ERP del Ministero della Pubblica Istruzione prevedeva che i singoli Osservatori rinunciassero alle loro precedenti richieste sui fondi appositamente stanziati (Piano MPA-203) per concentrare una ragguardevole somma nell'acquisto in comune di un unico strumento potente e moderno da collocare nella regione più favorita dalla natura, vale a dire la Sicilia. Lo strumento scelto era un riflettore Schmidt costruito dalla Askania-Werke uguale a quello in funzione presso l'Osservatorio di Bonn ed il cui costo era di 27,5 milioni.

In sostanza la Regione Siciliana avrebbe dovuto stanziare i fondi, circa 30 milioni, per costruire la nuova stazione astronomica, il Ministero della Pubblica Istruzione avrebbe dovuto assegnare ai quattro Osservatori i fondi per l'acquisto di uno strumento e l'Osservatorio di Amburgo avrebbe dovuto provvedere agli altri telescopi.

Il progetto, tranne che per la scelta della località individuata nella zona tra Piana dei Greci, Misilmeri e Bagheria, era sensato ed andava nella direzione giusta, che è poi quella che si segue modernamente, di non distribuire somme a pioggia per l'acquisto di piccoli strumenti, ma di ottenere un unico grande strumento dividendo il tempo di osservazione fra gli Enti partecipanti alle spese. Non sappiamo quali siano stati gli intralci che lo fecero fallire. Di certo la Regione non stanziò mai i fondi richiesti limitandosi ad assegnare, sugli esercizi finanziari 53/54 e 54/55 un contributo annuo di 5.500.000 lire quale concorso nelle spese di riordinamento e di ricostruzione del patrimonio scientifico (librario e strumentale).

Con tali fondi furono sostituite le tre cupole della Specola sotto le quali giacevano gli storici strumenti che, in un estremo quanto inutile tentativo di riutilizzo furono sottoposti ad una radicale revisione da parte delle Officine Salvadori di Firenze, revisione che ebbe solo l'effetto disastroso di danneggiarne irreparabilmente alcune parti.

C'è da aggiungere inoltre che fin dal 1953 l'Assemblea Regionale sottrasse all'Osservatorio gran parte dei locali che da sempre erano stati di sua pertinenza. Tali sottrazioni, in parte ampiamente giustificate da esigenze di restauro delle fabbriche normanne, ed in parte largamente arbitrarie, comportarono, fra l'altro, l'ammassarsi indiscriminato dell'ingente patrimonio librario e di strumenti che si era accumulato nel corso dei due secoli di vita. Fu così che l'Osservatorio non riuscì neppure ad assolvere a quella funzione di museo storico indicata da Corradino Mineo nel 1935, ma si limitò sostanzialmente a svolgere la sola funzione didattica.