INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

L'unita' d'Italia: Pietro Tacchini

Il nuovo assetto istituzionale ed amministrativo riportò in primo piano le personalità che si erano distinte per la loro attività antiborbonica: Gaetano Cacciatore venne quindi reintegrato, con decreto del 14 luglio 1860 a firma di Giuseppe Garibaldi, nella sua carica di Direttore dell'Osservatorio di Palermo.

Il primo obiettivo dei riformatori era quello di rilanciare il Meridione d'Italia, troppo a lungo lasciato in condizioni di arretratezza culturale sotto il regime borbonico.

Il Ministro della Pubblica Istruzione Michele Amari (1806-1889) fu fortemente sollecitato in questa direzione da varie personalità scientifiche dell'isola; così gli scriveva nel 1863 il matematico Federico Napoli (1819-1883) a proposito dell'Osservatorio, sul quale gravavano grandi aspettative:

 

... vi ha l'Osservatorio di Palermo che reclama un vostro ajuto; diverrà il primo Osservatorio d'Italia ed uno dei primi di Europa, il giorno in cui sarà posto in mano ad un uomo che vorrà e saprà giovarsene. Io vi ho posto molte cure, e lo stato materiale di questo stabilimento è ottimo; ma il grande Refrattore di Merz rimane ancora nelle casse perché manca un uomo che sappia maneggiarlo. Tutti i ministri che si sono succeduti hanno avute buone intenzioni per la riforma del personale; ma spero che voi che avete saputo assestare tante cose troverete modo di ruscire anche in ciò.


Nel 1863 Michele Amari invitava dunque il celebre astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910) ad esprimere un giudizio sulla Specola di Palermo; Schiaparelli rispondeva:

 

Credo [...] di poter dire senza esitazione, che per dovizia di strumenti essa è al giorno d'oggi la prima in Italia: ed ha [...] mezzi sufficienti per diventare un osservatorio di primo ordine. Questi splendidi mezzi non sono, per quanto io sappia, utilizzati in modo alcuno per il progresso dell'Astronomia. Occorrerebbe a ciò un valente Direttore, coadiuvato da tre o quattro assistenti di buona volontà e munito del potere di far quelle spese [...] necessarie per mettere gli anzidetti strumenti in stato di venire utilmente impiegati [...], e per far progredire alacremente il calcolo dei risultati di pari passo colle osservazioni celesti.[...]

So che una difficoltà capitale sta appunto nella scelta di una persona capace di assumere sì grave incarico. Duro tuttavia fatica a credere che l'onore grandissimo (non disgiunto, è vero, da pari responsabilità) di chiamarsi successore di Piazzi non possa tentare alcuno degli illustri Astronomi, di cui l'Italia non manca, sebbene abbondanza non ve ne sia.


Fu infatti presto chiaro ai contemporanei di Gaetano Cacciatore che questi non era in grado di riportare l'Osservatorio al suo antico splendore; tuttavia, egli aveva posto delle condizioni inaccettabili per il suo ritiro e la sua eventuale rimozione sarebbe stata un affare molto complicato, visto l'importante ruolo politico da lui rivestito. Amari intanto ritenne opportuno inviare con urgenza Schiaparelli a Palermo per ispezionare l'Osservatorio, col benestare di Cacciatore. La visita avvenne nell'agosto del 1863; su questa visita Schiaparelli redasse un rapporto dettagliato, descrivendo le condizioni dei locali, degli strumenti e del personale dell'Osservatorio, sottolineando l'urgenza almeno della nomina di un valido assistente. La stessa opinione era condivisa dai concittadini di Cacciatore, come si rileva dal seguente brano, tratto da una lettera di Federico Napoli a Michele Amari:

 

Nella breve dimora che fece qui Schiapparelli non ho avuto la opportunità di ragionare con lui sulle condizioni dell'Osservatorio, perchè lo vidi solamente due o tre volte alla presenza di Cacciatore il quale mai non lo abbandonò un momento, e lo fece abitare a casa sua. Giudico quindi necessario di manifestarvi la mia opinione francamente sugli ostacoli che incontra la riattivazione di questo magnifico stabilimento. Cacciatore per lunga desuetudine non è più al caso di mettersi a capo di un certo numero di giovani assistenti vogliosi e guidarli nelle osservazioni anche le più ordinarie che potrebbero farsi coi molti ed importanti strumenti che nel momento attuale trovansi nel posto, inoltre egli non saprebbe montare il grande Refrattore di Merz a movimento parallattico, che giace ancora nelle casse con grave pericolo di perdersi per mancanza di cura; sarebbe quindi necessario che tra gli assistenti vi fosse taluno capace di adattare tale strumento e che potesse riattivare le osservazioni che da tre anni sono pienamente abbandonate.

Oltre a ciò bisognerebbe parlar chiaro al Cacciatore, onde per un falso amor proprio non diventi un inciampo all'andamento dell'Osservatorio. Sebbene egli sia un uomo perfettamente onesto, [...] tuttavia poneva tali condizioni all'abbandono del posto di Astronomo, che di certo niun governo potrà seriamente acconsentirgli.

Per dirvi in minimi termini il mio concetto sul modo di salvare questo grande e disgraziato stabilimento; è mestieri come condizione sine qua non, che venga nominato un assistente che possa fare da Direttore e che il Cacciatore prometta esplicitamente di lasciarlo lavorare liberamente.


La situazione inoltre era resa ulteriormente imbarazzante dalla questione, rimasta irrisolta, di
Domenico Ragona. Questi, dopo il rientro di Cacciatore, era stato nominato Astronomo Aggiunto presso l'Osservatorio, ma non trovando, come è ovvio, dignitosa questa soluzione, si era recato a Torino dove il Ministro Francesco De Sanctis lo aveva posto provvisoriamente a disposizione del Ministero della Pubblica Istruzione, in attesa di trovare anche per lui una onorevole sistemazione. Un'abile mossa politica permise di risolvere allo stesso tempo sia il problema del rilancio dell'Osservatorio, fatta salva la direzione di Cacciatore, sia quello della collocazione di Ragona. Viene infatti chiamato a Palermo il giovane (appena venticinquenne) ma promettente direttore del modesto Osservatorio di Modena, Pietro Tacchini (1838-1905).

Modenese di nascita, ingegnere di formazione, Tacchini era stato notato per le sue qualità dal direttore della Specola di Modena, Giuseppe Bianchi (1791-1866), che intendeva fare del giovane un prezioso assistente. Nel 1858 Bianchi inviò quindi Tacchini presso l'Osservatorio di Padova per perfezionarsi negli studi astronomici; l'Osservatorio di Padova si trovava allora sotto la direzione di Giovanni Santini (1787-1873), antico maestro ed amico di Bianchi: lì Tacchini potè studiare sotto la guida dello stesso Santini e di Virgilio Trettenero (1822-1863), rimanendo legato a loro da devota amicizia.

 

Nel settembre del 1859, in seguito alle improvvise dimissioni di Bianchi, dettate da motivi politici Tacchini venne nominato Direttore sostituto dell'Osservatorio di Modena, all'età di appena ventun'anni. Il giovane astronomo modenese doveva però già godere della stima dei suoi colleghi più anziani se Schiaparelli non esitò ad appoggiare la sua nomina ad Astronomo Aggiunto a Palermo.


Di più, la carica di Direttore della Specola di Modena, che sarebbe rimasta vacante, poteva costituire una decorosa collocazione per Ragona. Ecco dunque ciò che Schiaparelli scrive ad Amari:

 

Faccio plauso al partito scelto dalla S. V. Ill.ma che nelle circostanze attuali pare veramente il più convenevole che si possa adottare. Ho scritto or ora al Tacchini, il quale ho ragione di credere che accetterà. Così l'Osservatorio di Palermo avrà un Direttore, un Astronomo e l'Assistente Piazzi; personale che io riputerei sufficiente,[...]

Anche sembra assai a proposito il collocare Ragona a Modena, il cui Osservatorio è male costrutto e collocato, ma possiede però un buono istrumento. E quindi non può mancare al Sig. Ragona occasione per rendersi utile alla Scienza, senza parlare della circostanza, ch'egli pure rimane Direttore, può col tempo far valere i suoi studi, e riabilitarsi, se vuole.


Com'era naturale, prima di accettare Tacchini chiese consiglio al suo maestro Santini, il quale gli rispose incoraggiandolo:

 

Palermo deve essere una bella, grande, e ricca città; l'Osservatorio ha formato la celebrità del Padre Piazzi, o per dire meglio il Piazzi ha formato quella dell'Osservatorio. [...], io ritengo, che le cose si comporranno; il Sig.r Cacciatore è osservatore diligente, ed esercitato; non parmi dovrebbe essere avanzato in età; lo stipendio di Fr. 4000, il nome dell'Osservatorio di Palermo, di Piazzi; non che i lavori già illustri di Cacciatore, e degli altri astronomi che vi figurarono, parmi che giustifichino la vostra disposizione ad accettare; ed io pure accetterai la esibizione, che vi viene fatta se fossi nella vostra posizione. [...] Costì in fine siete quasi solo, ed isolato in Astronomia, e colà avreste eccitamenti a produrvi, ritenendo, che vi siano occasioni di potersi distinguere in un osservatorio ben montato, e già conosciuto.


Al principio di settembre Schiaparelli scriveva ancora ad Amari rassicurandolo a proposito di Tacchini e della collocazione dell'equatoriale di Merz, che doveva diventare lo strumento principe dell'Osservatorio, quasi un simbolo del suo rilancio:

 

Io credo che Cacciatore e Tacchini, [...] impiegandovi un po' di studio non avranno alcuna difficoltà a collocare un istrumento che è di grandi dimensioni, ma tuttavia si fonda sopra principii assai evidenti nella sua costruzione. [...]

Volentieri io mi occuperò di scrivere istruzioni pel sig. Tacchini circa il buon uso del Rifrattore e del Circolo Meridiano. [...] Egli mi ha promesso del resto di venire a Milano in Settembre, ed io l'ajuterò volentieri di libri e di notizie e di tutto quello che posso.

[...] Gli ho detto di farsi dare consigli eziandio dal Santini. Inoltre gli ho promesso di tenermi in frequente corrispondenza epistolare con lui per i casi in cui dovesse trovare qualche difficoltà. Ma ho fiducia che ben presto non avrà bisogno di ciò. Intanto negli ultimi tempi egli si è messo bravamente alle osservazioni delle Comete telescopiche, e le ha pubblicate nelle Astronomische Nachrichten [...] Ciò servirà a far conoscere il suo nome, e a giustificare anche l'opinione ch'io mi sono formato sopra di lui.


La scelta di Tacchini si rivelò felicissima. Egli arrivò a Palermo nell'ottobre dello stesso anno, impartendo subito un vigoroso impulso alle attività dell'Osservatorio, nel quale comprese di avere tutte le condizioni migliori per farsi un nome. In particolare, Tacchini aveva compreso che l'astronomia stava cambiando: nuove applicazioni della fisica all'astronomia stavano dando risultati interessanti; valeva forse la pena di dirigersi con decisione verso le nuove frontiere della ricerca astronomica. Così gli scrive, in dicembre, Santini:

 

Ho sentito col massimo piacere [...] che vi trovate contento della vostra posizione; e tanto più, in quanto che avete trovato (come era già supponibile) ottima accoglienza dal Sig.r Cacciatore, ...

Con piacere sommo sento che avete delle belle machine, e mi consolo con voi di trovarvi in un campo vasto, ove possiate farvi onore. Io non sarò mai al caso di potervi dare suggerimenti, perchè mi trovo io pure in età molto avanzata, ignoro delle applicazioni della Elettricità, Fotografia, Magnetismo all'Astronomia, delle quali oggi si fà gran calcolo, e si mena gran rumore. Non posso che raccomandarvi di studiare un poco sia l'Inglese, che il Tedesco, e dai giornali si apprende qualche cosa, almeno i contorni; ma per prendervi parte credo, che bisognerebbe avere buon letto di Fisica, e vedere gli apparati nei migliori Osservatorii di Europa.

L'impulso dato da Tacchini alle attività dell'Osservatorio è testimoniato, sia pure indirettamente, dal gran numero di strumenti e libri acquistati a partire dal 1864, come risulta dagli inventari e dalla contabilità dell'Osservatorio per quegli anni; nel 1865 inoltre, su sua iniziativa si diede inizio ad una nuova serie di pubblicazioni dal titolo Bullettino Meteorologico del Reale Osservatorio di Palermo che, a dispetto del titolo, comprende, oltre alle osservazioni meteorologiche quotidiane complete, numerosi lavori astronomici, principalmente di fisica solare, ed in particolare le bellissime ricerche di Tacchini sulle macchie solari e sulla protuberanze.
Com'era ovvio, la prima preoccupazione di Tacchini fu quella di montare e collocare l'equatoriale di Merz da 25 cm. Grazie alle sua formazione da ingegnere, egli seppe abilmente dirigere i lavori per la sistemazione della stanza e della cupola del grande strumento. Seguendo le istruzioni dello stesso costruttore, egli riuscì quindi a mettere in funzione l'equatoriale, che fu inaugurato il 30 aprile del 1865 e che sancì l'inizio del nuovo corso dell'Osservatorio di Palermo.

Lo strumento di Palermo era gemello dell'equatoriale utilizzato da p. Angelo Secchi al Collegio Romano per i suoi celebri studi di fisica solare. Tacchini pensò bene dunque di dedicarsi con esso allo studio del sole, osservando facole e macchie solari, ed intervenendo nel dibattito scientifico internazionale sulla natura e struttura della fotosfera solare.

I fenomeni solari erano tornati a suscitare l'interesse degli astronomi dopo l'ardita e promettente introduzione della spettroscopia nelle richerche astronomiche. Le applicazioni delle leggi di Kirchhoff sulla radiazione avevano infatti aperto un nuovo campo di ricerca in astronomia, e propriamente quello dell'analisi spettrale, che si rivelò subito un potente mezzo nello studio della natura chimico-fisica dei corpi celesti. Questa disciplina, denominata "astronomia fisica" e più tardi "astrofisica", annoverava tra i suoi pionieri gli italiani Angelo Secchi S.I. (1818-1878) e Giovan Battista Donati (1826-1873).

In occasione dell'eclisse totale di sole del 22 dicembre 1870, visibile dalla Sicilia, il governo italiano finanziò per la prima volta una spedizione scientifica. In quella circostanza venne determinata, ad opera di Tacchini e di Arminio Nobile (1838-1897), astronomo all'Osservatorio di Capodimonte, la differenza di longitudine tra Palermo e Napoli. Tacchini inoltre si occupò degli strumenti e dell'organizzazione delle due stazioni di osservazione ad Augusta e a Terranova (l'attuale Gela).

Quest'incarico, allo stesso tempo pratico e scientifico, gli consentì di iniziare un fruttuoso scambio di esperienze con alcuni astronomi italiani come lui interessati alla fisica solare, primo fra tutti Angelo Secchi S.I., allora Direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano.

 

L'intensa attività di studio svolta da Tacchini sui fenomeni della cromosfera solare lo portò nel 1871 a formulare una delle prime classificazioni delle protuberanze solari, ed a rilanciare l'Osservatorio di Palermo come uno dei principali centri di fisica solare in Europa. Ancora maggior prestigio fu acquistato con la fondazione della Società degli Spettroscopisti Italiani nell'ottobre del 1871 ad opera di Secchi, Tacchini, Nobile, Giuseppe Lorenzoni (1834-1914) dell'Osservatorio di Padova e Lorenzo Respighi (1824-1889) dell'Osservatorio del Campidoglio: le celebri Memorie della Società vennero infatti pubblicate a Palermo a cura dello stesso Tacchini, che fu fino alla sua scomparsa Presidente della Società e curatore delle Memorie.

Il programma della Società prevedeva in origine l'esecuzione di osservazioni spettroscopiche del bordo solare ripartite tra i vari osservatori, in modo da effettuare una sorta di "monitoraggio" dell'attività solare. Il programma tuttavia non venne di fatto realizzato in questi termini che da Tacchini, Secchi e Lorenzoni; dal canto loro, le Memorie della Società riscossero subito grande successo ed apprezzamento, soprattutto all'estero, distinguendosi come la prima rivista scientifica specializzata in astrofisica.


Dopo aver messo in funzione l'equatoriale di Merz, Tacchini si occupò di revisionare il cerchio meridiano di Pistor & Martins, col quale, tra il 1867 ed il 1869, determinò le coordinate di 1001 stelle australi. Tra le altre attività scientifiche del periodo vanno ricordati gli studi di Tacchini sulle Leonidi e le Perseidi, sulle osservazioni di aurore boreali ed il perfezionamento o la progettazione di alcuni strumenti secondari. Grande impulso ricevettero anche gli studi di meteorologia, con l'acquisto di numerosi strumenti, il più importante dei quali fu un meteorografo Secchi, uno dei più spettacolari e sofisticati strumenti per il rilevamento automatico dei parametri meteorologici mai costruito. L'attività in questo campo venne incentivata quando, con la costituzione dell'Ufficio Centrale di Meteorologia a Roma nel 1879, alla cui direzione fu chiamato Tacchini, si provvedette ad organizzare e coordinare una rete meteorologica nazionale, con la creazione di numerose stazioni, tra le quali, a Palermo nel 1880, quella di Valverde, sita nei locali della villa Ventimiglia in Corso Calatafimi, che costituì la sezione staccata per la meteorologia dell'Osservatorio di Palermo.

Mosso dal desiderio di porre l'Italia alla pari delle grandi potenze europee in campo scientifico, Tacchini si rese conto della necessità di riorganizzare l'attività astronomica in territorio nazionale. A tal fine egli promosse, nel 1874, un progetto di riforma degli Osservatori astronomici italiani che divenne decreto nel marzo del 1876 a firma del ministro Ruggero Bonghi. Il progetto venne discusso ed approvato da un'apposita Commissione ministeriale, di cui facevano parte i Direttori di tutte le Specole italiane, che si riunì a Palermo nel 1875 in occasione del Congresso degli Scienziati italiani.

Il progetto prevedeva la suddivisione degli Osservatori italiani in tre categorie: una prima che comprendeva gli Osservatori di ricerca, ossia quelli che avrebbero dovuto ricevere i mezzi maggiori, in quanto destinati unicamente alla ricerca. A questa categoria appartenevano gli Osservatori di Milano, Firenze, Napoli e Palermo. Una seconda, nella quale vennero inseriti gli Osservatori universitari, era quella degli stabilimenti destinati più specialmente all'istruzione. Per tali Osservatori, e cioè quelli di Padova, Torino, Bologna e Roma (Campidoglio), erano previsti finanziamenti limitati in quanto era sufficiente che fossero forniti del necessario per istruire la gioventù studiosa. Infine gli Osservatori della terza categoria, nella quale vennero inclusi gli Osservatori di Modena e Parma, erano destinati ad essere trasformati in semplici Osservatori meteorologici, il cui mantenimento avrebbe dovuto essere a carico delle rispettive municipalità.

Il decreto Bonghi, che rimandava a decreti speciali per determinare i ruoli organici e le dotazioni degli osservatori di ciascuna categoria fu nei fatti stravolto proprio da questi ultimi. Per quel che riguarda l'Osservatorio di Palermo si ebbe un aumento del personale con l'istituzione di un posto di 2° Astronomo Aggiunto e di un Aggiunto per la meteorologia ma non si ottennero che in misura modestissima finanziamenti adeguati a supportare un ulteriore sviluppo scientifico. Inoltre, la collocazione dell'Osservatorio, sul Palazzo Reale, al centro della città, non era ormai più idonea per un Osservatorio di ricerca, neppure per la fisica solare, per la quale si era compresa l'importanza di avere dei siti di osservazione ad alta quota, in modo da ridurre gli effetti dell'atmosfera terrestre. Lo stesso Tacchini nel 1876 promosse quindi la fondazione dell'Osservatorio "V. Bellini" sull'Etna, inaugurato nel 1880, che diverrà poi una succursale dell'Osservatorio Astrofisico di Catania, fondato nel 1888.

Nei programmi di Tacchini, la cui figura assumerà col tempo una sempre maggiore rilevanza politica e scientifica, l'Osservatorio di Catania avrebbe dovuto probabilmente rimpiazzare, almeno per le ricerche di astrofisica, quello di Palermo, che si vide quindi sempre più a corto di finanziamenti.

Il trasferimento di Tacchini a Roma, aggravò la posizione dell'Osservatorio palermitano. Infatti, il suo tentativo di lasciare a Palermo un successore che potesse continuare le ricerche di astrofisica, favorendo la nomina, nel 1880, dell'amico e concittadino
Annibale Riccò (1844-1819) al posto di 1° Astronomo Aggiunto e di Temistocle Zona (1848-1910) a quello di 2° Astronomo Aggiunto, di fatto non ebbe che un parziale successo. Riccò infatti incontrò notevoli difficoltà a mantenere l'Osservatorio allo stesso livello di prestigio cui lo aveva portato Tacchini; ecco l'amaro sfogo di Riccò con Tacchini:
 

[...] Zona che aveva mostrata tanta premura di fare i bordi durante la mia assenza non fece che un bordo solo in 15 giorni, ed anche disegnando solo le protuberanze, ed in che modo! Già lo sapevo che non potevo contare su di lui: ora [h]a cento cose da fare ed all'osservatorio vi sta pochissimo, poi non ha pazienza nè voglia. [...] Il Mascari se non ha posizione qui, certo se ne andrà a casa per le vacanze! Bisognerebbe proprio che tu ci ajutassi a farlo diventare assistente, giacchè mi persuado sempre più che è un ottimo elemento, da tirare all'astronomia fisica. [...]... il Direttore insiste per avere un altro assistente, e ne abbiamo veramente bisogno, giacchè le due ore al giorno (escluse le feste) che da' Agnello bastano appena per il tempo, e per l'assistenza a Zona.

Il Direttore da parecchi giorni è indisposto e sta sempre in casa e spesso a letto [...] così io passo la mia vita all'osservatorio quasi sempre solo, meno le ore in cui viene Mascari ad ajutarmi.

Date le non floride condizioni economiche, anche l'acquisto di un qualsiasi strumento diventava problematico; lo stesso Riccò nel 1884 scriveva a Tacchini, a proposito dell'acquisto di un nuovo spettroscopio:

... che vuoi qui ci vuol l'argano a cavar quattrini, ed il Direttore fu felicissimo che io trovassi necessario di rimandare [indietro] lo strumento e mi sollecitava a enumerare bene tutti gli inconvenienti: lo scopo era di ritardare il pagamento. Siamo proprio arrivati a un punto estremo: io non oso domandar più nulla per non sentire tanti lagni.


Nel 1888 si cominciò a parlare di trasferire l'Osservatorio in altra sede, e ciò non solo per motivi scientifici. Infatti l'Amministrazione di Casa Reale mal sopportava la convivenza nel Real Palazzo di un istituto scientifico che per di più rivendicava il possesso dei locali che occupava fin dal 1790 in forza del real decreto del 1° luglio 1790. Nel tempo i rapporti fra l'Osservatorio a l'Amministrazione si deteriorarono a tal punto da rendere necessaria da parte del Ministero della Pubblica Istruzione l'istituzione di una Commissione tecnica incaricata di studiare i provvedimenti necessari. La Commissione, istituita nel 1888 e presieduta dal senatore Emanuele Paternò, Rettore dell'Università, stabilì che i locali dell’Osservatorio non si possano nè si debbano abbandonare, ma che contemporaneamente era opportuna la costruzione di una succursale dove collocare due nuovi strumenti e precisamente un cerchio meridiano da 20 cm di apertura ed un rifrattore equatoriale da 60 cm, strumenti da destinarsi entrambi all'astronomia di posizione. Il sito individuato per il nuovo Osservatorio era il monte Consono nei pressi di Bagheria, ed Ernesto Basile fu incaricato di redigerne il progetto. L'idea era assolutamente velleitaria poichè per la costruzione della nuova sede e dei nuovi strumenti erano state destinate 350.000 lire, provenienti dalla ripartizione del fondo prodittatoriale di 3.000.000 destinato da Giuseppe Garibaldi all'Università di Palermo, che il Consiglio Accademico aveva assegnato all'Osservatorio nella seduta del 17 marzo di quell'anno. La somma era ovviamente del tutto insufficiente (basti pensare che dieci anni prima il rifrattore di Merz-Repsold da 50 cm acquistato per l'Osservatorio di Milano era costato 250.000 lire. Tuttavia il ventilato trasferimento un effetto, funesto, lo ebbe: di fatto bloccò tutti i tentativi di apportare delle migliorie ai locali come scriveva l'Aggiunto per la meteorologia Giuseppe De Lisa a Tacchini:

 

Qui abbiamo avuto la visita del Ministro della P. I. venuto, come si dice, per studiare i bisogni della istruzione in Sicilia. I risultati saranno splendidi perchè il Ministro spese quaranta minuti per visitare ed esaminare tutti i gabinetti universitarii ed all'ultima ora visitò anche l'Osservatorio, non per volontà propria, ma costretto dalle insistenze del Direttore. Visitò tutto in quindici minuti, ed espresse il desiderio di trasportare tutto l'osservatorio in altro sito. Ho capito perciò che non si farà scala speciale per l'osservatorio, non si penserà al miglioramento dei locali attuali, e nemmeno al trasporto generale. Solite storie!