OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

La Meridiana della Cattedrale

 

A cura di G. Foderà Serio

 

Approfittando delle vaste operazioni di rinnovo che la Cattedrale di Palermo subì tra il 1781 ed il 1801, l'astronomo Giuseppe Piazzi, fondatore e primo direttore dell'Osservatorio Astronomico, sollecitò ed ottenne da Mons. Lopez y Royo, Arcivescovo di Palermo e Monreale, l'incarico di adornare la sua chiesa metropolitana di una meridiana, che al pubblico comodo servisse, ed insieme fosse ornamento al Duomo. Scopo della meridiana doveva essere quello di fornire ai cittadini uno strumento semplice e preciso per valutare l'istante del mezzogiorno e misurare in tal modo il tempo "all'europea".

Lapide commemorativa dell'inaugurazione della meridiana

 Piazzi si trovò costretto, nell'aprile del 1801, a portare a termine in tutta fretta la meridiana, perchè fosse pronta per la solenne riapertura al culto della Cattedrale, avvenuta il 4 giugno 1801, solennità del Corpus Domini.

Pianta della Cattedrale e tracciato della meridiana

La meridiana doveva essere collocata in una zona facilmente accessibile, senza recare disturbo alle funzioni sacre, ed avere la massima estensione possibile. Per il primo di questi requisiti, la zona ideale sarebbe stata quella vicino l'ingresso del tempio. Ma Piazzi scoprì ben presto che la Cattedrale, nonostante l'imponenza delle sue fabbriche, mal si prestava alla costruzione di una grande meridiana: la sua orientazione (sudovest-nordest), la presenza nelle immediate vicinanze di edifici che impediscono in certi periodi dell'anno i raggi solari, la disposizione infine delle colonne che dividono le navate, costrinsero Piazzi a collocare la meridiana in una posizione per la verità assai infelice, e precisamente nella zona immediatamente antistante l'altare maggiore. Inoltre le sue dimensioni risultarono limitate (poco meno di 22 m) anche dall'altezza relativamente modesta delle navate laterali in cui si era dovuto collocare lo gnomone.

Lo gnomone in una delle cupole della navata destra

 Nonostante il tentativo di Piazzi di introdurre la misurazione del tempo "all'europea", e cioè di usare come riferimento due successivi passaggi del sole al meridiano, a Palermo si continuò ad usare il tempo "all'italiana", cioè a misurare le ore a partire dal tramonto del sole, anche, nell'uso popolare, ben dopo la riforma operata nel 1861 in seguito all'Unità d'Italia.