INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

Transito di Venere 1874

Una spedizione italiana in Bengala

Ileana Chinnici

(Dal Giornale di Astronomia 29, n.4, 2003, pp. 45-53)

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(...segue)

L'anno successivo Tacchini ebbe l'opportunità di tornare alla carica, presentando un rapporto sul passaggio di Venere al nuovo ministro delle Finanze nonchè Presidente del Consiglio, Marco Minghetti (1818-1886), insediatosi dopo la caduta del governo Lanza, a seguito delle dimissioni di Quintino Sella (1827-1884) [11]. Tenuto conto della scarsità di mezzi finanziari, Tacchini riuscì a concepire un progetto che avesse validità scientifica e fosse, allo stesso tempo, "a misura" delle risorse disponibili: a differenza delle altre nazioni, l'Italia non si sarebbe occupata di determinare la misura della parallasse, per la quale sarebbero state necessarie più stazioni di osservazione, ben distanti l'una dall'altra, bensì avrebbe eseguito per la prima volta osservazioni spettroscopiche del fenomeno, allo scopo di confrontarle con quelle visuali e stabilire quindi la maniera migliore di determinare i contatti, in vista del successivo transito del 1882. Ecco alcuni passaggi del rapporto di Tacchini:

 

In passato l'osservazione del passaggio di Venere si eseguì coi semplici cannocchiali, e la determinazione dei contatti del pianeta coll'immagine diretta del sole non poteva riescire dotata di quella precisione che si richiede per ricavarne un esatto valore della parallasse solare; e gli errori inevitabili in simili osservazioni sono tali, che il primo contatto osservato al modo ordinario può dirsi, che non ha alcun valore.

Preoccupati gli astronomi delle differenze rilevanti avute nelle passate osservazioni, studiarono a lungo sul modo di perfezionare una tale importante osservazione, e quindi nacquero discussioni parecchie sul metodo di osservazione da preferirsi onde ridurre minimi gli errori. Però da tutto quanto si è sperimentato e discusso non si arrivò ancora ad una conclusione definitiva, di maniera che soltanto dalle numerose osservazioni, che si potranno fare nel prossimo passaggio del 1874 con metodi differenti, si potrà arrivare a sciogliere la questione. Sotto questo punto di vista si potrebbe dire che tutto quanto si farà nel 1874 sarà come un esperimento in grande scala per preparare l'osservazione definitiva da ripetersi nel 1882.

Fra i diversi metodi proposti per tale osservazione vi ha anche quello detto spettroscopico, il quale sembra capace di dare una precisione straordinaria, eliminando gran parte degli inevitabili inconvenienti dell'osservazione diretta. Questo metodo è nuovo intieramente, e nel 1874 potrà per la prima volta venire impiegato in siffatte osservazioni.

Dalle ricerche spettrali fatte sul sole, specialmente dalle specole italiane, ne è già nata la convinzione per diversi astronomi, che l'antica maniera di osservare i contatti debba cedere il posto al nuovo metodo offerto dalla spettroscopia. La prova dunque a farsi è della massima importanza per la scienza, e la società degli spettroscopisti italiani [12] [...] potrebbe impegnarsi esclusivamente all'osservazione spettrale del passaggio di Venere, non allo scopo di determinare la parallasse solare, ma sibbene di concorrere con tutte le sue forze a risolvere la questione sul metodo più sicuro per questa osservazione.

Per arrivare a ciò è necessario di potere eseguire contemporaneamente, cioè nelle stesse condizioni di sito, l'osservazione del passaggio di Venere, tanto col nuovo metodo spettroscopico, come col metodo ordinario, e scegliere possibilmente una località dalla quale osservar si possano tutti e quattro i contatti. [...] una posizione conveniente potrebbe trovarsi nelle Indie meridionali ... [13]

 

 

Il rapporto fu accolto favorevolmente dal Ministro; Tacchini si rivolse quindi alla figura più prestigiosa del panorama astronomico italiano dell'epoca, il gesuita Angelo Secchi (1818-1878), Direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano e astrofisico di fama internazionale:

 

Dopo il mio rapporto piuttosto vivo sul passaggio di Venere, il Ministro ha risposto e favorevolmente, in questo senso cioè che è disposto a far approvare una somma per dare i mezzi a quegli astronomi italiani che vorranno andare ad osservarlo aggiungendosi a qualche estera spedizione e più di altra cosa il Ministro vuol saper subito: 1° quali sono gli italiani disposti ad andare, 2° di quali istrumenti si servirebbero, 3° quanti istrumenti occorre modificare e quanta ne sarà la spesa: 3° se 12 mila a testa sarà una cifra fissa e bastante, 4° a quale spedizione intendono aggregarsi. Dunque io mi rivolgo anzitutto a lei per sentire se col suo Cauchoix potesse accettare di andare a fare l'osservazione spettroscopica: a lei non mancherebbe occasione e tutti si terrebbero a grande onore nell'averla a compagno. Se lei potesse rispondermi affermativamente, ne avrei un gran piacere, e forse tante difficoltà non ci saranno per parte dei suoi superiori. In quanto alla spedizione da scegliersi, lei può riservarsi di riguardare con tutto il commodo come faran gli altri: ma intanto sarebbe interessante che lei accettasse la cosa: pel momento sarebbe una bella impressione e sarebbe una grande garanzia di riuscita [14].

 

Tacchini era consapevole che il prestigioso nome di Secchi avrebbe sicuramente giovato alla causa e per questo volle insistere nell'invitarlo. Allo stesso tempo, non mancò di invitare Giovan Battista Donati (1826-1873), direttore dell'Osservatorio di Firenze, Respighi, di cui si è detto, e Arminio Nobile (1838-1897) astronomo dell'Osservatorio di Capodimonte, ovvero i primi membri della Società degli Spettroscopisti Italiani, che Tacchini aveva fondato con Secchi nell'ottobre del 1871.

Mentre Secchi maturava una risposta affermativa, il resto della comunità astronomica italiana, di fatto, snobbava il progetto declinando l'invito, con grande rammarico di Tacchini:

 

... gli astronomi italiani hanno risposto quasi tutti negativamente, e non restiamo disposti ad andare, che io lei e il Nobile di Napoli: però il Ministro è stato informato da Schiaparelli che principianti non se ne devono spedire, per cui temo che pel Nobile non si accorderà [15] .

 

Emerge da qui un atteggiamento di generale disinteresse della comunità astronomica italiana nei confronti della progettata spedizione; non è chiaro se per deferenza verso Schiaparelli, che ebbe certamente un ruolo indiscusso di opinion-leader nell'ambiente astronomico italiano o se per effettiva scarsa competitività ed iniziativa dell'astronomia italiana dell'epoca, piuttosto isolata dal contesto internazionale: personalità spiccate e vivaci come quella di Tacchini facevano dunque fatica a coinvolgere i colleghi nell'entusiasmo per il nuovo che la ricerca era in grado di offrire. Secchi era certamente la personalità con cui Tacchini si sentiva più in sintonia dal punto di vista scientifico, sia per gli interessi comuni - entrambi si occupavano di pionieristiche ricerche di fisica solare - sia per la passione per la ricerca e l'attività infaticabile da cui erano animati.

I mesi passavano e il 21 dicembre Tacchini scriveva a Secchi:

 

In quanto alla spedizione di Venere, non ho ancora alcuna risposta ufficiale: so che 12 mila lire le avevano trovate: ma poi restavano le altre: jeri ho inviato al ministro una sollecitazione per sapere il sì o il no [16].

 A Natale Tacchini inviava a Secchi un telegramma in cui annunciava l'assegnazione di 50 mila lire da parte del Governo per la progettata spedizione; questa somma era stata accordata a seguito dell'invito ad aggregarsi alla spedizione russa in Egitto [17]. Il Ministro tuttavia preferì organizzare una spedizione solo italiana e mise Tacchini a capo di questa, convocandolo a Roma ai primi di gennaio del 1874 per discutere i dettagli della spedizione. Tacchini aggiornava Secchi:

 

... il Governo ha approvato la mia proposta di mandare alcuni astronomi ad osservare il passaggio di Venere, che avrà luogo nel Dicembre 1874. Anzi le dirò, che il Governo ha incaricato me per preparare il materiale di osservazione, lasciandomi libera a me (sic) la scelta anche delle persone, che dovranno far parte di questa impresa, le quali tutto al più potranno essere in numero di quattro [18].