INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO GIUSEPPE S. VAIANA

Transito di Venere 1874

Una spedizione italiana in Bengala

Ileana Chinnici

(Dal Giornale di Astronomia 29, n.4, 2003, pp. 45-53)

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I membri della spedizione

Gli strumenti

 

Il transito di Venere sul sole è un evento che avviene ad intervalli di 113 +/- 8 ed 8 anni e che consente di applicare uno dei metodi trigonometrici più rigorosi per la misura della parallasse solare, problema di particolare importanza in astronomia poichè da essa si ricava l'unità di misura per la scala delle distanze astronomiche.

Nel corso del XVIII secolo, il fenomeno si era verificato nel 1761 e nel 1769 ed aveva dato una misura della parallasse solare di circa 8,5776 arcsec - un valore assolutamente da verificare, per le forti incertezze rimaste sui dati osservativi raccolti [1]. E' pertanto evidente il vivo interesse che suscitava il transito di Venere del 1874, ad oltre un secolo di distanza e con la disponibilità di strumenti osservativi più moderni. La comunità astronomica internazionale si mobilitò pertanto per organizzare diverse spedizioni scientifiche che da vari punti della superficie terrestre potessero osservare l'evento e confrontare i risultati delle osservazioni.

L'Italia si trovava all'indomani della proclamazione di Roma capitale: era uno stato ancora molto giovane e con poche risorse finanziarie, ma l'orgoglio di affacciarsi al consesso delle grandi nazioni dopo la tanto travagliata unificazione politica era ancora molto acceso. Gli scienziati non sono esenti dalle passioni politiche e chi aveva vissuto da vicino le vicende risorgimentali era particolarmente sensibile all'orgoglio nazionale.

Tra questi, Pietro Tacchini (1838-1905), modenese di nascita, all'epoca astronomo aggiunto all'Osservatorio di Palermo, aveva fortemente a cuore l'ideale patriottico di un'Italia competitiva con le grandi nazioni europee. Egli era stato il principale organizzatore della spedizione italiana per l'osservazione dell'eclisse totale di sole del 1870 in Sicilia ed era tra i più attivi astronomi della comunità italiana.

Tacchini dunque mise in atto un'accurata strategia che mosse i passi da lontano. Nel fascicolo di febbraio 1872 della Rivista Sicula pubblicò infatti un articolo per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla opportunità di prendere parte alle iniziative internazionali per il transito di Venere che sarebbe avvenuto il 9 dicembre 1874. L'articolo, dopo aver descritto l'importanza del fenomeno, assumeva toni piuttosto provocatori:

 

E in questa fortunata prossima circostanza l'Italia prenderà parte ad osservazioni di cotanto interesse o continuerà nel sistema di astensione o indifferenza? L'infelice risultato delle proposte per l'ecclisse ultimo 71, noi speriamo che non varrà a scoraggiare gli astronomi italiani per non presentare in tempo al R. Governo analogo rapporto per una spedizione da farsi al 1874 per andare ad osservare il passaggio di Venere [2].

 

L'anno precedente il Governo non aveva accordato i fondi necessari per organizzare una spedizione scientifica per l'osservazione dell'eclisse totale di sole del 12 dicembre e solo Lorenzo Respighi (1824-1889), direttore dell'Osservatorio del Campidoglio, aveva potuto osservare il fenomeno aggregandosi ad una spedizione inglese nelle Indie [3]. Si ripresentava dunque un'altra occasione per rilanciare il prestigio nazionale. Tacchini dopo aver elencato i mezzi impiegati dalle altre nazioni, quali Inghilterra, Prussia, Francia e Stati Uniti, aggiungeva:

 

... potrà il Governo italiano mettersi in disparte e non accordare agli astronomi d'Italia i mezzi necessarii per poter fare qualche cosa? noi crediamo ciò impossibile e anzi vorremmo che ben presto il rapporto fosse presentato, perchè siamo sicuri che il signor Ministro della Pubblica Istruzione metterà tutto l'impegno per assicurare sin d'ora il posto che dovranno occupare gli astronomi italiano nel 1874 in mezzo a tanti altri delle nazioni più civili.

Abbiamo tre bilanci da sfruttare ed è mai supponibile che in mezzo a tante spese non si possa fare un poco di economia per raccogliere la somma occorrente ad una spedizione astronomica [4]?

 

L'obiettivo non dichiarato dell'articolo era quello di stimolare il Direttore dell'Osservatorio di Palermo, Gaetano Cacciatore (1814-1889) a farsi promotore presso il Governo di un progetto da presentare per la realizzazione di una spedizione scientifica; obiettivo perfettamente centrato, se il 12 dello stesso mese Cacciatore scriveva al Ministro una lettera in cui spiegava l'importanza dell'evento e chiedeva l'invio di una spedizione scientifica e la creazione di una commissione organizzatrice [5]. E' abbastanza chiaro che il progetto era, in realtà, pensato dallo stesso Tacchini ed è lecito pensare che la lettera per il Ministro fosse pronta da tempo; essendo tuttavia semplice astronomo aggiunto, Tacchini ritenne opportuno che il rapporto fosse presentato dal Direttore Cacciatore, forse anche perchè questi era conosciuto negli ambienti istituzionali post-unitari per il suo impegno politico antiborbonico [6]: l'articolo di Tacchini aveva quindi indotto Cacciatore a presentare la lettera a suo nome.

La risposta del Ministro [7], in data 21 febbraio, fu piuttosto generica e apparentemente senza immediato seguito, per cui il progetto sembrò essere accantonato per più di un anno. E' legittimo pensare che ebbe un peso determinante nella faccenda il parere sfavorevole espresso dal Direttore dell'Osservatorio di Brera, Giovanni V. Schiaparelli (1835-1910) che fu consultato dal Ministro [8] sull'argomento:

 

Sono stato alcun tempo fa interpellato intorno alla convenienza che il nostro governo prenda parte alle spedizioni relative al passaggio di Venere. Considerando meco stesso che il dispendio di una tale spedizione (a volerla fare con gli inglesi, i tedeschi, i russi, e gli americani) è enorme, e che l'importanza odierna di queste osservazioni è incomparabilmente minore di quelle che loro si dovea attribuire nel 1761 e nel 1769, ho espresso un'opinione negativa, o per meglio dire, sospensiva: consigliando di riservare le nostra cooperazione al passaggio del 1882, da porsi in opera nel caso che l'esperienza del 1874 facesse sperare risultamenti proporzionati all'immensità delle spese (ciò che non spero, sia detto fra noi). Il motivo principale che ho allegato per sostenere questa opinione fu questo: che la qualità del nostro cielo, e la posizione speciale della penisola [...] possono offrirci tanta materia di studio nuova ed inesplorata da far sembrare inutile lo spendere tanti denari in una osservazione isolata o quasi, la quale è compito delle grandi nazioni navigatrici ... Ora fra le cose che si debbono fare più da noi che da ogni altra nazione ho nominato specialmente: lo studio spettroscopico del Sole, incominciato dalla Società spettroscopica [9]: il disegno e la fotografia sistematica e continua delle macchie solari ... lo studio accurato delle superfici e delle rotazioni dei pianeti: le nebulose. Tutte cose, che si possono fare in Italia assai meglio che nei paesi settentrionali. [...] ho raccomandato di consacrare a questi fini le somme od anche solo una piccola parte delle somme, che avrebbe ingoiato una spedizione al Giappone o all'isola di Kerguelen [10].